21 Gen Due sere AC per giovani 2020
IN & OUT
Per la proposta di quest’anno ci siamo fatti ispirare dal verbo che accompagna l’anno associativo in corso, ossia il verbo abitare. Sono tante le suggestioni che balzano alla mente rispetto a questo verbo: abitare in un quartiere, avere una propria dimora, abitare un dolore sono solo alcune di esse. Eppure c’è un “filo rosso” capace di tenerle unite tutte assieme: la consapevolezza che l’esser abitante chiede un’adesione, una parte attiva rispetto al luogo o alla situazione che si sta vivendo. Abitare può essere considerato semplicemente un dato di fatto (noi abitiamo nelle nostre case e stop), oppure può far nascere dentro di noi domande importanti: «Come ci vivo? Con chi vivo? Tutto il tempo?».
Abitare, prendere posizione, dimorare: sono tutti sinonimi che ci invitano da una parte ad immergerci consapevolmente in ciò che facciamo, dall’altra rappresentano un appello ad agire in un certo modo, non solo come osservatori esterni, ma muovendoci incontro a qualcuno e a qualcosa. Abitare è saper prendere tempo per fare spazio dentro di sé per ciò che veramente conta: è muoversi verso gli altri per fare spazio ai loro bisogni, alle loro domande.
Abitare l’interiorità
Abbiamo deciso di declinare questo verbo in due dimensioni importanti della nostra vita. La prima: abitare la parte più intima di noi stessi e quindi la nostra interiorità e spiritualità. In questa prima serata di venerdì 31 gennaio ospiteremo padre Francesco Cavallini, gesuita che abbiamo avuto il piacere di aver come ospite anche lo scorso anno. Con lui cercheremo di affrontare il tema del discernimento e delle sue regole: «A quali condizioni, quando devo compiere una scelta, posso dire di farlo con consapevolezza, libertà e insieme al Signore?».
Abitare il mondo
La seconda dimensione: abitare il mondo. Questo tema è molto ampio e si è resa necessaria una scelta per definire – entro precisi confini – l’obbiettivo della serata: restituire ai giovani l’importanza e, insieme, la bellezza della responsabilità di ciò che ci è stato dato in dono di poter abitare. Ci aiuteranno due ospiti nella serata di martedì 4 febbraio, il giornalista e videomaker Rosario Sardella che ha da poco pubblicato un libro dal titolo “Perché non se ne stanno a casa loro?” (con prefazione di Alex Zanottelli ed edito da Edizioni Paoline). Cercheremo di approfondire attraverso le storie che ci racconterà (reportage fatti in Africa per Tv2000) le culture, le usanze, i drammi di questo continente per aiutarci a guardare in profondità i fatti che accadono e vivere con maggior responsabilità nel nostro. Insieme a lui, Sabrina Sagace ci porterà alla scoperta della realtà di Addiopizzo, associazione che nasce a Palermo nel 2004 ed è riuscita a creare un impegno collettivo di ribellione antiracket. L’associazione oggi sostiene tutti i commercianti che si rifiutano di pagare il pizzo anche attraverso la costruzione di una rete di consumo critico dove i consumatori con i loro acquisti sostengono i commercianti che sono minacciati da richieste estorsive.