13 Apr “Indimenticabile Pasqua”: gli auguri dei sacerdoti
Buona Pasqua a tutti!
Si, noi crediamo che oggi possiamo scambiarci di cuore gli auguri più sinceri di una Santa Pasqua! Perché questo azzardo? Perché tanto esubero di esplosione di gioia in questo tempo in cui il mondo intero sembra fermo al Venerdì Santo, inchiodato sulla croce? Nonostante l’infezione Covid-19, nonostante una lunga quarantena, nonostante una quaresima di sofferenze e di lutti, di distanze da chi amiamo, di astinenze forzate e non sempre ben digerite dalle espressioni consolidate della nostra fede come l’Eucarestia e i Sacramenti e le celebrazioni del Triduo Pasquale, nonostante le nostre tante domande senza risposte, nonostante tutto questo, ci raggiunge l’augurio di Pasqua perché Gesù è Risorto.
“Non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto…..Presto, andate a dire ai discepoli: “E’ risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea” (Veglia pasquale Mt 28,5-7).
In questo periodo ci stiamo confrontando con tante paure, con tante pietre ancora poste davanti a molti sepolcri: paura della malattia e della morte che può arrivare da un virus infinitamente piccolo che paradossalmente per vivere si nutre delle nostre cellule sane, paura di noi stessi perché isolati e soli; paura di relazioni molto strette in famiglia perché la verità non possiamo mimetizzarla o rinviarla; paura dell’ascolto del silenzio; paura di tempi lenti, dilatati e umani dove c’è spazio per il riposo, il gratuito, la bellezza, la fantasia, la riflessione, la preghiera perché sembravano ormai possibilità di un treno perduto e senza ritorno; paura di diventare poveri.
L’evento della Pasqua, la Resurrezione di Gesù come i Vangeli ce la presentano, ci porta anzitutto al realismo, a restare con i piedi per terra perché allora come oggi non è avvenuta in un tempo in cui le condizioni storiche, umane e sociali erano ottimali. Anzi! Quando la pietra ha sigillato il sepolcro del Maestro, il Cristo, quando tutto aveva i crismi di un decreto definitivo di morte e quindi di non ritorno per coloro che avevano sperato e investito tutto nel Nazareno, la novità di Dio ha fatto irruzione nella storia. Lasciandola non più come prima.
Anche noi siamo chiamati ad entrare “nell’irruzione incomprensibile di Dio” che si realizza nella Pasqua del Figlio Gesù, dalla e nella situazione concreta in cui quest’anno ci troviamo a vivere. Umanamente la pandemia che stiamo vivendo per la nostra fede non ha margine di ragione. L’evidenza fa da padrona.
Però in questo apparente deserto qualcosa di nuovo sta nascendo: una umanità fragile innaffiata di vita da tanto bene, la scoperta dell’essenziale e di ciò che conta, una solidarietà fatta di sguardi e di preghiera ma anche di mascherine, di “io resto a casa”, di una spesa a domicilio, di una telefonata, di una scuola capace di ripensarsi perché sta scoprendo il dono prezioso degli alunni e degli insegnanti, di una corsia di ospedale diventata una comunità di fratelli, di una famiglia che si riscopre come il fondamento della nostra società; di una Chiesa umile, rispettosa della legge e ingegnosa nell’accompagnare le comunità cristiane ad attivare le risorse del Regno seminate dalla Parola, dalla Grazia dei Sacramenti e dalla Carità quotidiana nel cuore e nella vita di tanti fratelli e sorelle semplicemente cristiani.
San Pietro negli Atti degli Apostoli ha un’unica preoccupazione da annunciare: il fondamento della Resurrezione è la fede di Gesù: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del male perché Dio era con Lui. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno” (At 10,34,.37-43).
Gesù crede fermamente che Dio suo Padre è fedele! Fedele di una fedeltà irrevocabile come è l’Amore. Per Lui e per quanti credono in lui. Vivere da vivi cioè da risorti è la nostra chiamata battesimale perché siamo figli del Dio di Gesù Cristo che ha creduto fino alla fine che Dio era con lui.
Osare farci gli auguri di Pasqua oggi significa radicare la nostra fede nella fede di Gesù. Basta allora vivere da spaventati, da vittime, da bambini capricciosi che si lamentano di tutto, anche di Dio, perché la nostra vita da risorti è opera di Dio. Si arriva alla fede in Gesù Risorto lasciandosi amare da Lui. Allora mettersi a servire la vita, amare i fratelli, sprigionare fantasia e creatività per far nascere un timido sorriso nel volto di un amico o semplicemente poter vedere una persona cara, sarà l’occasione di dare testimonianza cioè creare le condizioni di vita affinché il Risorto si faccia trovare. E continuare il cammino con Lui nel mondo!
Un aneddoto della vita di san Benedetto, il padre dei monaci in occidente, ci può aiutare in questo tempo pasquale perché Covid-19 in qualche modo ci ha fatto scoprire il monaco che è in ciascuno di noi.
“All’inizio del suo cammino spirituale Benedetto, lasciata Roma, visse per tre anni in una “stretta e scabrosa spelonca”, soffrendo non raramente la fame e la sete. Un giorno un prete, di nome Romano, lo raggiunse, gli portò del cibo e gli disse: “Oggi è Pasqua!”. “Oh, si, – rispose Benedetto- oggi è proprio Pasqua perché ho avuto la grazia di vedere te!”
Pasqua è vedere il volto del fratello. Già ora, ma non ancora! Nel desiderio di incontrarci e riabbracciarci!
don Daniele, don Fabio, don Riccardo e don Pascal